Storia


La chiesa di San Daniele Martire è un luogo di culto cattolico di origine medievale che si affaccia sulla strada delle Torricelle, ora Via Umberto I, a Padova. Secondo la tradizione, la chiesa fu fondata durante l'adventus delle reliquie di San Daniele Martire.

La Chiesa sarebbe stata fondata dal Vescovo di Padova Olderico, nell'anno 1076 durante il trasporto delle reliquie di San Daniele dalla Basilica di Santa Giustina alla cripta della Cattedrale: mentre il sacro carico passava per la via, si fece ad un tratto pesante, tanto da divenire inamovibile. Il cielo divenne scuro e tempestoso tanto da costringere il vescovo a fare il voto di costruire in quel luogo, una chiesa da dedicare proprio al martire protettore della città. Dopo il voto, il carico si fece leggero e poté ripartire per la Cattedrale. La chiesa subì vari rimaneggiamenti, tra il XVI secolo e ancora nel settecento. Nell'Ottocento fu sopraelevata di due metri su progetto di Jacopo Sacchetti ed in seguito l'abside fu esternamente adornato in stile neoromanico. Attualmente la chiesa è Parrocchia affidata al clero secolare della Diocesi di Padova.

Nella chiesa sono sepolti illustri personaggi: Angelo Beolco il Ruzzante che secondo la tradizione dimorava poco distante, Marco Guazzo storico, letterato e scrittore (celebre per aver plagiato Marin Sanudo) e il cronista e giurista Rolandino da Padova. Secondo alcuni era sepolto nel sagrato anche Benedetto Bordone, silografo e miniatore.

Esterno

La chiesa è orientata levante-ponente. La facciata si apre sulla via, preceduta dal sagrato, un tempo area cimiteriale che proseguiva sul retro, tra le absidi, verso il Ponte della Morte. La facciata, seicentesca, risente della sopraelevazione di Jacopo Sacchetti; l'attico si deve ad Agostino Rinaldi. Le nicchie ospitano due statue di Francesco Rizzi (Santa Giustina e San Daniele Martire). Sul fianco è leggibile l'antica muratura medievale dell'edificio: si succedono infatti conci di origine romana ed alcune aperture romaniche tamponate. La zona absidale in stile neoromanico è frutto di rimaneggiamenti del secolo XX che interessarono l'intera area del Ponte della Morte.

Campanile

Si innalza sul fianco destro, sulla destra rispetto alla facciata, verso il cortile della canonica. Forse di origine medievale, si mostra oggi nel suo possente aspetto cinquecentesco. Ospita un concerto di cinque campane a sistema veronese.

Interno

La volta è coperta da pitture ottocentesche che raffigurano la vita di San Daniele. Le pareti sono ricoperte da maioliche disposte a trina. Notabili i due Santi Pietro e Paolo di Giovan Battista Langetti e alcune tavole quattrocentesche. Il Rossetti, nel settecento, notava due grandi teleri sì mal concj di Luca Ferrari raffiguranti la vita di San Daniele, opere scomparse. Giannantonio Moschini nel secolo successivo annotava un'opera di Giovan Battista Pellizzari (San Carlo Borromeo) proveniente dalla Scuola del Santissimo Sacramento, soppressa dalle leggi napoleoniche.

Organo a canne

Sulla cantoria in controfacciata, posto entro una ricca cassa a serliana del XVI-XVII secolo, si trova l'organo a canne Callido opus 53, costruito nel 1796.

Lo strumento, originariamente collocato nel coro vecchio della Basilica di Santa Giustina, venne trasportato nella chiesa di san Daniele nel 1812 e, nel corso del XIX secolo, fu oggetto di vari interventi che modificarono radicalmente le sue caratteristiche originarie (12 registri su manuale unico e pedaliera a leggio). Il primo di questi fu condotto nel 1829 da Malvestio e, nel 1852 e nel 1894 dai Pugina che aggiunsero un secondo manuale.

Negli anni quaranta e sessanta del XX secolo, l'organo è stato modificato ad opera dei Fratelli Ruffatti, ai quali si deve l'attuale disposizione fonica. In seguito, la ditta Leorin ha installato una consolle elettrica nella navata, con due tastiere di 61 note ciascuna ed una pedaliera concavo-radiale di 32. Sussiste pure la console a finestra alla cantoria, funzionante con disposizione fonica Ruffatti.